Il Re della Formula 1 ha avuto sempre la capacità di sintetizzare in poche parole concetti e significati importanti. Non amava parlare di se Niki Lauda, ma le sue frasi più celebri sono cariche di ricordi ed emozioni, che raccontano la sua esperienza, i momenti più difficili, in particolare l’incidente che lo ha segnato per tutta la vita, questo non gli ha impedito di essere ancora più forte.
Tutto accadde così velocemente che non ebbi il tempo di capire. I primi momenti in ospedale furono terribili. Urlavo per il dolore delle ustioni. Ma appena la situazione si normalizzò mi posi il problema se sarei tornato a correre oppure no. Ero integro dentro, solo la “carrozzeria” aveva riportato danni. Non avevo nessun dubbio: volevo e potevo tornare. Trentasei giorni dopo quando l’ingegner Ferrari mi vide a Fiorano in quello stato era spaventato e sconcertato. Ammetto che non fosse un bello spettacolo
un’altra volta riferendosi al rogo spaventoso disse:
Preferisco avere ancora il piede destro che funziona, piuttosto che un bel viso
L’uomo è capace di ammettere tutto. A parte di essere un pessimo pilota
La cosa più importante per capire come va una macchina è il culo.
Pensando positivo e vivendo sempre fino in fondo tutte le esperienze, Clay Regazzoni mi ha insegnato ad amare la vita. Il gusto della vita l’ho imparato proprio da Clay, e dopo il mio incidente il suo insegnamento è stato ancora più prezioso. Perché se c’era un talento di Clay superiore agli altri questo era il suo pensare positivo.
Ci sono migliaia di ragazzini che sanno correre più veloce di me, ma io guido una Ferrari
Anche una scimmia potrebbe guidare una Formula 1 attuale. Quindi anche io
Visti gli stipendi attuali dei piloti, se fossi americano, probabilmente farei causa a mia madre per avermi messo al mondo troppo presto.
Non è facile essere perfetto, ma è bene che ci sia qualcuno che lo è.
Visto che il mio mestiere dipende unicamente dal mio piede destro, il mio aspetto fisico mi interessa poco.
Sulle sue emozioni quando gli fu impartita l’estrema unzione dopo l’incidente dell’agosto 1976:
Mi sono detto, non può andare così con me. Di colpo mi sono motivato a sopravvivere.
Dopo il trapianto del polmone nel 2018: “
Sono morto per poco tempo, ma sono resuscitato.
Non ho mai fatto programmi di vita, se non a breve. Le mie decisioni sono sempre state prese al momento. È un modo per sentirmi libero e ritagliarmi un grande spazio mentale. Mi fanno paura quelli che già sanno che cosa faranno il 22 settembre. Io sono per l’improvvisazione, per la massima flessibilità.