L’insonnia può diventare una forma di contemplazione. Tu giaci là, inerte, impotente, solo, nell’oscurità e ti senti schiacciato dall’inscrutabile tirannia del tempo. Il tavolaccio diventa un altare e tu vi giaci senza sforzarti di comprendere in che senso tu possa venir definito una vittima sacrificale. Fuori nel mondo, dove è notte, forse qualcuno d’improvviso s’accorge di aver fatto qualcosa di orribile. Del tutto inaspettatamente si pente e si trova capace di pregare.
Cit.
Il segno di Giona