La bellezza del creato è l’entrata del labirinto. L’imprudente che vi entra, dopo pochi passi non sarà più capace di ritrovare l’uscita. Sfinito, senza nulla da mangiare né da bere, circondato dalle tenebre, separato dai suoi e da tutto ciò che ama e conosce, cammina alla cieca, senza speranza, incapace perfino di rendersi conto se veramente cammina o se gira su se stesso. Ma questa sventura è nulla in confronto al pericolo che lo minaccia. Se non si perde d’animo, infatti, se continua a camminare, arriverà senza dubbio al centro del labirinto. E qui Dio lo attende per divorarlo. In seguito ne uscirà, ma cambiato, trasformato, poiché sarà stato mangiato e digerito da Dio. Resterà allora vicino all’entrata, per spingervi con dolcezza coloro che vi si accostano.
Cit.
Forme dell’amore implicito di Dio