Prima di salire sull’automobile si guardò alle spalle per essere sicura che nessuno la controllava. Erano le sei e trentacinque. Aveva fatto buio un’ora prima, il Parco Nazionale era male illuminato e gli alberi senza foglie avevano una sagoma spettrale contro il cielo fosco e triste, ma non sembrava che ci fosse nulla da temere. Maruja si sedette dietro l’autista, malgrado il suo rango, perché l’aveva sempre ritenuto il posto più comodo. Beatriz salì dall’altra parte e si sedette alla sua destra. Erano in ritardo di quasi un’ora sul solito programma, ed entrambe avevano un aspetto stanco dopo un pomeriggio soporifero con tre riunioni dirigenziali. Soprattutto Maruja, che la notte prima aveva dato una festa a casa sua e non era riuscita a dormire più di tre ore. Distese le gambe gonfie, chiuse gli occhi con la testa appoggiata allo schienale, e impartì l’ordine consueto:
«A casa, per favore.»
Incipit
Notizia di un sequestro