Incipit di “La borsa”, di Honoré de Balzac A SOFKA. Non avete mai notato, signorina, che m…

A SOFKA.

Non avete mai notato, signorina, che mettendo due visi in adorazione da parte e parte d’una bella santa, i pittori o gli scultori medioevali non hanno mai trascurato di dar loro una somiglianza filiale? Vedendo il vostro nome tra quelli che mi sono cari, e sotto l’egida dei quali metto i miei libri, ricordatevi di quella dolce rassomiglianza e troverete, qui, più che un omaggio, l’espressione dell’affetto fraterno che nutre per voi.

il vostro servitore
Di Balzac.

Le anime sentono tante volte il fiorire d’un’ora deliziosa proprio nel momento in cui non è ancor notte e il giorno non è più; la luce crepuscolare illumina, allora, con le sue sfumature e i suoi bizzarri riflessi tutti gli oggetti, e ridesta un sogno che si sposa vagamente ai giochi d’ombra e di luce. Il silenzio che regna quasi sempre in quei momenti, li fa tanto cari agli artisti, che si raccolgono, si mettono a qualche passo dalle loro opere lasciate incompiute e le giudicano e s’inebriano del soggetto, il cui senso intimo spicca allora agli occhi del genio. Chi non è rimasto pensieroso accanto a un amico in quegli istanti di sogno e di poesia difficilmente ne comprenderà le indicibili bellezze.

Incipit

La borsa

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