Glasgow, 12 febbraio 2013. Ore 20:40.
Lo stadio ribolle di bianco e di verde, i colori del Celtic padrone di casa. Nel tunnel degli spogliatoi la tensione si taglia con il coltello e ognuno la gestisce a modo suo. Gigi, che è lì in testa al gruppo con la fascia di capitano al braccio, scherza con qualcuno. Io aspetto nervosamente la chiamata dell’arbitro per entrare finalmente in campo. Ormai mancano pochi minuti all’inizio di Celtic-Juventus, ottavi di finale di questa Champions 2012/13.I bambini, nel cerchio di centrocampo, sono già pronti ad agitare tra le mani il grande telone bianco e nero con il logo della manifestazione, sulle note inconfondibili di quell’inno che anima i sogni dei tifosi di mezzo mondo. In tribuna stanno arrivando alla spicciolata gli spettatori dell’ultimo momento; la maggior parte invece ha già preso posto dal tardo pomeriggio, incurante del freddo di questa serata scozzese. I telefonini di tutti sono pronti a riprendere l’ingresso in campo delle squadre. Sono ancora nel tunnel ma potrei raccontarne tanti altri, di piccoli dettagli come questi. È come se li avessi davanti agli occhi.
Incipit
Testa, cuore e gambe