Volersi bene è importante per chiunque. Per un atleta sicuramente è fondamentale: se non ti vuoi bene non riuscirai mai a dare il massimo durante gli allenamenti e in gara e quindi non riuscirai mai raggiungere una prestazione che ti porti alla vittoria.
Capisco cosa sta succedendo ai tifosi perché ricordo ancora i tempi di Schumacher. Mi ricordo che mi svegliavo per guardare la partenza, poi andavo a dormire e riaprivo di nuovo gli occhi alla fine della gara perché sapevo già cosa sarebbe successo. Sono più o meno certo che un sacco...
Come non penso alla Nazionale quando sono a Roma, non penso alla Roma quando sono in Nazionale. O meglio: non è giusto preoccuparsi che i giocatori della Roma si affatichino in vista della prossima gara in campionato. Non sarebbe giusto, Non è un pensiero da professionista.
All'epoca non avevo intenzione di doparmi, ma volevo una preparazione che avesse senso, perché in Italia se gara va bene è merito di tutti, se va male l'atleta è debole di testa. Mi servivano delle tabelle di allenamento. Volevo dare un senso per un anno al culo che mi faccio...
Chiesero a Giovanni Trapattoni: "Allenerà mai la Nazionale?". Rispose: "No. Diciamo che puntualmente ogni tanto affiorano queste situazioni però lasciamo stare come stanno le cose perché mi sembra che da un'analisi fatta di una gara si sia voluto così creare una situazione fumogena molto, molto intensa".
Ho sempre amato viaggiare fin da piccola, gareggiare per me è sempre stata una passione. Certo, i sacrifici ci sono, ma vivo serenamente questi miei anni
Quando arrivi a una gara non puoi cambiare quello che hai fatto tre o sei mesi prima. Tutto quello che potevi controllare è già dietro le tue spalle. Semplicemente sali sui blocchi e parti.
Il mio unico pensiero durante una gara è non aver paura di fare mosse decisive. Se si pensa troppo, se si inizia a giocare con il tempo, allora è finita. Bisogna non aver paura e seguire il proprio istinto. Ecco come ho costruito tutte le mie vittorie più belle.
Credo che eravamo atleti più maturi, allora. Forse è perché i media misero tanta pressione sugli atleti; forse erano i soldi. Ai miei tempi gareggiavamo per amore di questo sport. Ai miei tempi si accarezzava il ragazzo che ci aveva battuto, esprimendogli congratulazioni e auguri.
Mi sono un po' estraniato, non giro il mondo per seguire il ciclismo, ma lo seguo moltissimo in tv. Quando le gare passano vicino alla mia regione, l'istinto e l'amore per il ciclismo mi riportano ai bordi della strada per ammirare i corridori venuti dopo di me.
All'inizio di una gara capisco che ci possa anche essere curiosità, ma basta un giro di pista per far cambiare il modo di pensare degli spettatori. Alla fine, l'ho sentito tutte le volte che ho corso, vedono solo l'atleta.