In tutti i parchi naturali vengono indicati da cartelli tutti i punti da cui si gode una bella vista, dove vale la pena di fotografare. Le inquadrature per le foto sono già pronte, affinché milioni di persone possano scattare le loro immagini che confermano l'immagine che viene già offerta.
Attraverso il mirino, colui che fotografa può uscire da sé ed essere dall'altra parte, nel mondo, può meglio comprendere, vedere meglio, sentire meglio, amare di più.
Le foto forse sono come le piante: non riusciranno realmente a prosperare a meno che non parli con loro. Molte di loro si comportano come brave bambine e mi fanno un bel sorriso ogni volta che passo loro davanti, ma altre sono delle vere porche e non perderebbero mai nessuna...
Quando ho iniziato, il fotografo era nel migliore dei casi un ingegnoso dilettante la cui attività era tollerata a patto che ci si accontentasse di restare ai margini delle vere corporazioni. Quanto ai Signori della Cultura Ufficiale, quelli non scherzavano: bastava accennare alla fotografia che li si poteva vedere, dimentichi...
Quando faccio sesso con qualcuno dimentico chi sono. Per un attimo dimenticare anche di essere umano. Accade la stessa cosa quando mi trovo dietro una macchina fotografica. Mi dimentico di esistere.
Fotografare è trattenere il respiro quando le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l'immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale.
Marilyn Monroe alla macchina fotografica offriva più di qualsiasi altra attrice, o donna, che io abbia mai inquadrato: era infinitamente più paziente, più esigente con se stessa e più a suo agio di fronte all'obiettivo che non quando ne era lontana.