Cercavano di farmi diventare un killer paziente ma io prima di un match pensavo: "Ti faccio fuori". Non ragionavo, cercavo solo di rompere gli avversari.
Il ciclismo è come la vita, non ci sono formule matematiche quando sei davanti ad un avversario. Si tratta di saper soffrire più di lui, i più grandi campioni hanno sempre fatto la differenza col cuore.
Quando mi colpiscono mi motivano. Mi fa sentire il bisogno di punire l'avversario di più. Un combattente che riceve un pugno, torna a colpire con tre pugni.
Se sei un campione non dai le spalle, perché non hai nulla di cui pentirti. E guardi i tuoi avversari uno a uno, in faccia. Anche se stanno strappandoti la vita. E' una questione di mentalità.
Lo spirito olimpico esiste ed esisterà sempre, perché il sentimento sportivo non può ridursi a una corsa per la vittoria, senza lealtà e rispetto dell'avversario.
Penso che Nadal non sia l'avversario ideale per nessuno, perché trovarsi di fronte un giocatore che non accetta mai l'idea di perdere non è la cosa più semplice e più facile del mondo.