Finché l'uom la desia, leggiadro oggetto
Certo è la donna, e cosa alma e divina;
Ma nel possesso il ben cangia d'aspetto;
Muore la rosa e vi riman la spina.
L'ira di Dio su te mormora e rugge,
O Italia, o donna sonnolenta ed orba,
Sanguigno il Sole le fresch'aure adugge,
L'aure, che il lezzo di tue colpe ammorba.
Bella Italia, amate sponde,
Pur vi torno a riveder
Trema in petto, e si confonde
L'alma oppressa dal piacer. Tua bellezza, che di pianti
Fonte amara ognor ti fu,
Di stranieri e crudi amanti
T'avea posta in servitù.
Alla terra indirizzasti l'ali,
Еd ebber dal poter de' tuoi splendori
Vita le cose inanimate e frali.
Tumide allor di nutritivi umori
Si fecondàr le glebe, e si fèr manto
Di molli erbette e d'olezzanti fiori.
Anche sul dorso dei petrosi monti
Talor t'assidi maestosa, e rendi
Belle dell'alpi le nevose fronti:
Talor sul giogo abbrustolato ascendi
Del fumante Etna, e nell'orribil veste
Delle sue fiamme ti ravvolgi e splendi.