Ce n'è voluto di tempo per smettere di vergognarmi a scrivere "attore" sui documenti. Perché è vero che sono egocentrico ma sono anche un timido. La razza peggiore, in costante contraddizione.
Non è sempre vero che dopo un corto c'è un lungo. Qui in Italia non è facile, gli incoraggiamenti produttivi sono pochi. Ho impiegato quattro anni per riuscire a realizzare il mio corto e non ci sono riuscito fino a quando non ci sono state le giuste contingenze. Girare un...
Il corto (il film cortometraggio) lo si può paragonare al calcetto... in fondo non rischi molto.. al massimo le ginocchia. Il lungo invece è come il calcio. Qui si che te la rischi.
Per molto tempo ho giocato a pallacanestro: è un gioco di squadra in cui si lavora per il gruppo, tutti al servizio di tutti. Mi ha insegnato il rispetto per gli altri e il sacrificio per gli altri. Il che significa che finché vedo che il ruolo che avrei potuto...
I grandi registi negli anni cinquanta e sessanta - gli anni della grande commedia all'italiana - hanno mostrato l'Italia per quella che era e sono riusciti a fare grandi lavori. Nel dopoguerra c'erano problemi seri, come ce ne sono oggi, la situazione allora, come ora, non era facile.
Realizzare il corto mi ha dato l'occasione di avere un'altra prospettiva, ha in qualche modo completato il mio modo di lavorare. Veder lavorare gli attori è stato come trovarsi in uno psicodramma: guardi altri fare il lavoro che di solito fai tu, mentre ne stai facendo un altro. Non penso...
Sono stato fortunato, ho sempre trovato dei registi che lavorano sulla sceneggiatura insieme agli attori prima di iniziare le riprese. Avendo fatto molte opere prime non ho mai incontrato registi presuntuosi.
Penso sia importante lavorare in tv, è un mezzo di comunicazione così popolare. Purtroppo però è difficile riuscire a far passare delle formule nuove, dei contenuti non banali e scontati, insomma mi piacerebbe fare televisione ma a modo mio.