Sarebbe necessario, doveroso interrompere questo scritto. Credo invece che lo continuerò; e spero a caso. O dovrei finalmente parlare? Troppo difficili e faticose son le cose che avrei da dire...
Una materia che dominavo fin troppo, mi domina ora a sua volta, e il mio menomo scritto deriva, dalla penosa aspirazione a una umanità, verso la patologia pura e semplice.
Ultimo forse rappresentante genuino della gloriosa nobiltà meridionale, io sto da solo in questa casa crollata più che per metà, e che seguita a crollare un poco ogni giorno, in cui il vento si insinua gemendo, zufolando, facendo garrire le pendule tappezzerie. Ormai, per volger dei tempi, povero in canna,...
Sono anche stanco di questa mia scrittura, giacché stile non si vuol chiamare, falsamente classicheggiante, falsamente nervosa, falsamente sostenuta, falsamente abbandonata, e giù con tutte le altre falsità; possibile che io non sappia arrivare a una onesta umiltà e che le frasi mi nascano già tronfie dal cervello come Pallade...
Una fede: come si può affrontare la morte senza fede (non parlo già di una fede propriamente religiosa) o senza ad essa diuturnamente e quotidianamente prepararsi? Estote, estote parati, diceva quella zia, e il raddoppiamento dell'imperativo mi dava, non so perché, un'infrenabile allegria. E ancora eviterò, oggi e forse sempre,...