Di fronte a tutto questo dobbiamo davvero ripetere che le parole sono pietre. Suscitano umori, li fanno sedimentare, li trasformano in consenso, ne fanno la componente profonda di un modello culturale inevitabilmente destinato ad influenzare le dinamiche politiche. Parliamo chiaro. Una ventata razzista e forcaiola sta attraversando l'Italia, e rischia...
I diritti fondamentali si pongono a presidio della vita, che in nessuna sua manifestazione può essere attratta nel mondo delle merci.
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La vita e le regole
Il diritto è un apparato simbolico che struttura un'organizzazione sociale anche quando si sa che alcune sue norme sono destinate a rimanere inapplicate.
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La vita e le regole
Vi sarebbe dunque un insieme di eventi che viene battezzato caso e che, per ciò, esclude la responsabilità. Paul Virilio ha scritto che l"invenzione" del naufragio accompagna quella della nave e l'incidente ferroviario segna la diffusione del treno.
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La vita e le regole
Vi è il rischio di una sorta di blocco del pensiero, della voglia e della capacità di dare risposte sociali a fenomeni sociali, con un affidarsi cieco al ready made, alle soluzioni già pronte e offerte con larghe promesse da un arsenale tecnologico sempre più ricco.
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La vita e le regole
Le informazioni genetiche sono la radice dell'unicità del sé e, al tempo stesso, proclamano l'impossibilità di una sua totale separazione.
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La vita e le regole
La cura non deve marcare una distanza, non deve far emergere una estraneità, ma consentire il raggiungimento di una possibile pienezza di vita, come vuole la percezione che ormai abbiamo della salute, non più standard, ma vissuta.
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La vita e le regole
Ma oggi non ci si può fermare al confronto tra un modello di diritto fondato sulla religione, o integralmente risolto in essa, e un modello interamente laicizzato, espressione di un potere terreno. Anche al diritto modernamente inteso, infatti, si rivolgono sempre più intensamente richieste di disciplinare momenti della vita che...
L'intimità dovrebbe designare un modo d'essere del vivere che non è solitudine, né semplice riservatezza. Non un allontanamento, non una opacità della vita, ma la possibilità di coglierla nella sua pienezza, fuori d'ogni controllo o interferenza. Collocandosi, però, nel cuore della dicotomia tra pubblico e privato, non può che risentire...
Non si può dare fondamento costituzionale alla pretesa di considerare la vita indisponibile da parte della stessa persona. Si può ben dire che il riconoscimento della persona e della sua dignità esclude la possibilità di espropriarla del potere di decisione di fronte alla fine dell'esistenza, sancendo una sorta di estraneità...
Meglio sarebbe se il legislatore, spogliandosi della pretesa d'onnipotenza e scoprendo il proprio limite, si astenesse dall'intervenire dove più forti e giustificate sono le ragioni della coscienza individuale, che qui davvero assume i caratteri della libertà.
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