Un leader Fiat per me deve avere la capacità di accettare il cambiamento, di gestire le persone che dipendono da lui e di convertire i ventimila capi intermedi del gruppo.
Quanto è avvenuto negli USA deve essere letto in Italia in modo positivo. Se è possibile farlo là è possibile farlo anche qui. Deve cambiare però l'atteggiamentoLa gente ringraziava per quello che è stato fatto, invece di insultare.
Siamo riusciti a ricreare una cultura della produzione che la Fiat aveva perduto, a smentire chi diceva che le nostre macchine era più facile comprarle che farle.
Nemmeno un euro dei due miliardi dell'utile operativo previsto per il 2010 arriva dall'Italia. La Fiat non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre.
Non credo assolutamente alla regola che più sono giovani più sono bravi. Anzi. Sono per il riconoscimento delle capacità delle persone, che abbiano trenta o sessant'anni.
Ho cercato di organizzare il caos. Ho visitato la baracca, i settori, le fabbriche. Ho scelto un gruppo di leader e ho cercato con loro di ribaltare gli obiettivi per il 2007. Allora non pensavo di poter arrivare al livello dei migliori concorrenti, mi sarei accontentato della metà classifica. Nessuno...
Ho grande rispetto per gli operai e ho sempre pensato che le tute blu quasi sempre scontino, senza avere responsabilità, le conseguenze degli errori compiuti dai colletti bianchi.
Una volta ero affezionato ai numeri dispari. Uno, tre, cinque... Come Montezemolo. Arrivato alla Fiat ho cambiato idea, ho deciso di privilegiare i pari. Mi sembrano più adatti al gruppo. Confortano.
L'Italia è un Paese con una delle più grandi ma inespresse potenzialità che io conosca, è un Paese che non si vuole bene. Sulle prime quattro o cinque pagine dei giornali si legge solo di litigi e di discussioni che non hanno impatto sull'Italia e sul futuro dei giovani. Se...