Un solo poeta lirico ha ancora inteso la sua arte unicamente come glorificazione di quanto esiste di regale, di vittorioso e di magnifico nel mondo, dove la gloria totale è il preciso necessario confluire delle due glorie: della trasfigurante e della trasfigurata.
Tutta la teologia della Chiesase non è espressione della carità vissuta, non sa né di cosa parla (la rivelazione) né che cosa espone facendo un uso tanto abbondante di erudizione.
Il mondo, così come concretamente esiste, è un mondo che sussiste positivamente o negativamente in un rapporto con il Dio della grazia e della rivelazione sovrannaturale, e che in un simile rapporto non si danno punti o superfici neutrali.
La Scrittura è centralmente interessata solamente all'agire di Dio, alla sua imperiosa presa in consegna; solo talvolta e secondariamente essa racconta della reazione dell'uomo, la cui libertà si rende visibile solo quando egli esita, tergiversa, addirittura si inalbera o si rifiuta nel corso della missione già accettata.
La missione sacerdotale, che ha le sue radici durature nella profezia e attinge forza e coraggio dalla paternità dell'apostolo, è missione nella battaglia, in quanto affermazione della causa di Cristo mettendo in gioco la propria esistenza, dove la passione è soltanto la forma estrema dell'azione.
Il Logos di Dio è una totalità: il.suo corpo fisico è inseparabile dalla sua parola espressa essa pure fisicamente (presa sempre in tutte le sue dimensioni), per cui nella liturgia la parola e il sacramento sono indivisibili, ma la medesima unità si impone anche nella meditazione.
Dell'inferno si può parlare soltanto e sempre in forma personale, appunto perché io non potrei mai valutare la possibile perdizione e dannazione di un altro come più probabile della mia propria.
In che modo i cristiani si difendono: verità, giustizia, disponibilità ad annunziare la buona novella, fede, fiducia della salvezza, spada spirituale della parola di Dio, preghiera costante. Armi tutte «divine», e niente affatto terrestri.