Quando il pubblico delle grandi sale, dei premi e degli anniversari, si è diradato, restano, se possibile, un paio di persone sole ed isolate, che intendono prendere parte al dialogo che appena ora ha inizio.
L'ateismo moderno è in gran parte la reazione contro un simile sapere e troppo sapere cristiani, e le due cose assieme, intese cristianamente, sono già dimenticanza di Dio.
Chi desiderasse sapere qualcosa su Maria e sul suo rapporto con il nostro tempo, farebbe bene ad andarsi a leggere soprattutto il cap. 12 dell'Apocalisse: proprio a! centro di quest'ultimo libro della Bibbia ci viene consentito di penetrare, mediante un'immagine visionaria, nel dramma della storia mondiale.
L'abbandono in cui il Crocifisso è lasciato dal Padre ben ci fa capire da che cosa siamo stati liberati e salvati, cioè dalla perdita definitiva di Dio, che nessuno sforzo personale, all'infuori della grazia, avrebbe mai potuto evitarci.
Il cristiano sta sulla soglia della vita, dove tutto si schiude, tutto promette, tutto subisce una trasfigurazione profonda, per nulla superficiale, vera e non verniciata.
Questo primo atto di fede, della fiducia che si butta, non è affatto irrazionale; è la pura premessa ad accertarsi in via di principio dell'esistenza del razionale.
Se l'amore divino effusosi nelle tenebre del non amore non si fosse, già nell'effusione, procurato questo grembo (Maria è preriscatta per grazia della croce, cioè essa è il primo frutto dell'irrompere di Dio nella notte dell'inanità), allora l'amore non sarebbe mai penetrato in questa notte e neppure l'avrebbe potuto.
Il più grande enigma che ci sia nell'uomo è che egli è due cose al tempo steso: una natura (cioè un'anima spirituale incarnata in un corpo, un individuo) e una persona (unicità incomparabile, eterna).
Quel che il cristiano ha da dire all'ebreo, la cosa ultima e più preziosa, e che è il nocciolo della stessa vita cristiana: forse è ciò che l'ebreo non sta a sentire, perché lo percepisce solo come un che di estraneo, di inutile.
La filosofia, quanto più si avvicina all'oggetto concreto e quanto più presume dal suo potere conoscitivo concreto, tanto più si troverà a includere, consapevolmente o meno, dati teologici.