Il più creativo dei contemporanei, in grado di prescindere dalla muscolarità dilagante dei nostri tempi. Mancino, capace di scoraggiare Lendl, di sfruttare al meglio l'erba di Wimbledon (tre titoli) e l'atmosfera di New York (quattro titoli). Mostro di talento, di egocentrismo.
Fu, la sua, la potenza più esplosiva del tennis contemporaneo, certo incoraggiata, sulla battuta, dal perfezionamento e dall'ampliamento dell'area delle racchette in grafite. Fortunato nell'incontrare un grande allenatore dilettante, il dottor Fisher, che lo costrinse ad un rovescio a una mano, tanto più adatto per le discese a rete. Incredibilmente...
Quando si passò dal legno al metallo si sbagliava molto meno. Ora carbonio, strumenti spaziali. I giocatori non sbagliano più e dal campo esce la variabile più affascinante della vita umana, l'errore.
Come lo vidi la prima volta colpire un incredibile servizio mancino, un movimento in accelerazione, con un bassissimo lancio di palla che ne celava l'indirizzo, non potei fare a meno di pensare a un lanciatore del baseball. E il mio amico Bud Collins, che sedeva con me, ebbe a dirmi...
I match, è noto, si vincono dentro di noi. Vanno immaginati costruiti in ogni dettaglio, quasi fossero i cartoni di un affresco. Sul campo, poi, bisogna essere svelti a mettere i colori.
La sua grande annata fu il 1974, quando una squalifica della Federazione Internazionale gli impedì, forse, un successo a Parigi che l'avrebbe ammesso al poker del Grand Slam. Precursore, se non inventore, del rovescio bimane, mai si arrese alla superiorità di Borg, né, come l'Orso si fu ritirato, a quella...
Hoad era proprio diverso. Picchiava, saltava, sbuffava, la camicia poteva anche uscirgli dai pantaloni – a Rosewall non uscì mai durante tutta la sua carriera – e c'era rischio che litigasse col pubblico, o con un giudice di linea. Si dannava per vincere, andava in forma, usciva di forma, si...
Ho voluto bene ad Arthur Ashe, perché altro non si poteva fare. Un negro che difendeva i diritti suoi e dei suoi fratelli senza urlare né rompere vetrine, a bassa voce, come accadeva in altri tempi alla Camera dei Lord. Un negro che faceva massima attenzione a vestirsi di candide...
L'incontro odierno è stato, tecnicamente, ancora più modesto, tra un americano che già tendeva al record causa la statura, due metri e sei centimetri, la più alta nella storia del gioco. A nome John Isner, sfuggito al basket ma non a una laurea in economia nell'università della Georgia. Evidentemente noto...
Non era, il suo modo di colpire, un colpo di pennello di quelli che fanno godere l'autore. Ivan era un regolarista, e un picchiatore. Proprio per lui, mi venne da adattare il termine "regolarista", che avevo coniato per Borg, in "regolarista d'attacco". Se, da piccolo, ai tempi in cui era...
Nessun altro vinse Wimbledon e Forest Hills a vent'anni, per divenire campione del mondo e passare al professionismo l'anno seguente, dopo una stagione disastrosa. Nessuno, fino alla Grande Guerra, colpì la palla con altrettanta violenza, con l'unico scopo di fare il punto, sempre.