Non basta indossare una giacca frivola per essere dandy. Il dandy è anticonformista e non ortodosso. In questo senso, la definizione di dandy che mi danno, mi piace.
Dei ragazzi, allo Iulm, mi hanno detto che per loro sono come un secondo padre. Oggi con chi si identificano i giovani? Con imprenditori che indossano la cravatta morale, che costringono i figli a seguire le orme dei padri anche se vorrebbero fare tutt'altro? Un inglese può identificarsi con Richard...
Mi sono reso conto che non ero abbastanza vecchio per disinteressarmi dell'evoluzione del mondo dei giovani e delle sue convenzioni di dialogo. Per questo non potevo fare a meno dei social network. Qualsiasi cosa uno faccia non può prescindere dalla conoscenza delle nuove generazioni.
Se uno non ascolta non capirà mai di cosa ha bisogno una persona. Partirà con un'idea e non la cambierà mai, nemmeno se dovesse essere sbagliata. Non saprà rispondere alle esigenze dell'altro.
Non esiste un Gianluca Vacchi social. Vivevo così prima che i social esistessero. Funziono perché vita virtuale e reale coincidono. E chi mi segue apprezza l'autoironia e il coraggio di non temere le critiche.
Resilienza è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. È la parola perfetta dei nostri tempi.
In me i giovani hanno trovato una figura trasversale, che ha avuto un certo successo nel suo lavoro, e che non si vergogna di essere quello che è, di andare in giro con le mani tatuate o in pigiama. Perché vado oltre le apparenze.
Ho un precettore che vedo, se possibile, tutti i giorni. Studiamo storia, filosofia, teologia. La conoscenza è consapevolezza. Io oggi sono una persona risolta perché vado a fondo di tutto.
Credo che sia indispensabile un processo di redistribuzione della ricchezza. Un imprenditore lo può fare con la partecipazione agli utili dei dipendenti o devolvendo una parte dei ricavi alla comunità. Ovviamente quell'investimento deve essere defiscalizzato dallo Stato.