In Spagna c'è grande rispetto, concetto base del mio modo di essere e allenare, le famiglie vanno allo stadio coi bambini, in Inghilterra gli impianti sono pieni, non succede mai nulla e polizia e steward svolgono un ruolo perfetto. In Italia invece comandano gli ultrà, negli stadi vedi e senti...
Il fatto che io non vada ad allenare la Juve non significa che non mi abbiano cercato. Rispetto la società, ma a me non interessa andare lì: sono scelte di vita.
In tutta la mia carriera soltanto un giocatore mi lasciò un'impressione superiore al primo sguardo, e fu proprio Leo Messi la sera del Gamper contro la mia Juve. Falcao è un attaccante grandissimo, oggi sicuramente il numero uno.
Io ho sempre detto: non voglio 7 giocatori, ma due buoni. Quando vuoi rifondare una squadra ci vuole solo la qualità. Al Milan sono arrivati Ibra e Robinho. Finalmente, ho detto a Galliani, avete preso due ottimi giocatori. Ci vogliono uomini che fanno la differenza non che fanno numero.
È obbligatorio un in bocca al lupo, Marcello Lippi è un amico. Come è amico Donadoni, al quale le cose non sono andate come potevano andare, visto che ha dovuto rinunciare a giocatori importanti. Forse ci sono stati giudizi prevenuti su di lui.
In Italia gli ultrà comandano e fanno tutto quello che vogliono. Allo stadio si può insultare tutto e tutti. In Spagna c'è grande rispetto, le famiglie vanno allo stadio con i propri bambini, è un altro mondo. Una volta uno spettatore mi tirò una pallina di carta e fu subito...
È una squadra che non m'interessa. Apprezzo la società, ma il mio è un discorso personale. Dico certe cose forse anche per l'età che ho, perché per quello che ti permette di fare chiunque vorrebbe andarci, ma io no. Poi è già ben allenata.
Il problema della sudditanza esiste, forse anzi sicuramente è un fattore involontario ma non possiamo fare finta che non ci sia. Se analizziamo i fatti e facciamo i conti dei pro e dei contro che riguardano altre squadre, ci accorgiamo che alla fine qualche cosa esiste. La Juventus viene favorita...