Le mie medaglie più belle sono l'oro di Berlino e quello di Helsinki: a 17 anni a Berlino presi solo tre stoccate. A Helsinki secondo fu mio fratello Dario: se non avesse battuto all'ultimo assalto Léon Buck, avrei dovuto fare lo spareggio.
Il Coni mi aveva premiato con la qualifica di 'campione eccelso'. Aldo Nadi, che viveva a Los Angeles, era stato premiato con la medaglia d'oro, la rimandò con una secca lettera di protesta per la mia qualifica. Sosteneva che spettava al fratello, morto nel 1940. Ci fu un botta e...
Mio fratello Dario era un funambolo. Aveva una scherma più completa, ma portata su bersagli diversi. Io avevo una scherma più lineare. Cercavo di toccare l'avancorpo, il braccio e sulla messa in linea degli avversari cercavo il ferro per portare la stoccata al corpo.
Scrivevo per la Gazzetta delle mie vittorie... e venivo insultato da Brera e Zanetti. 'Dove sei stato pelandrone!? Scrivi, che è tardi!', mi dicevano. Ero andato alla premiazione.
Ero allo Stadio quando Owens vinse il lungo, battendo il tedesco Luz Long. Per gli olimpionici c'era un'area proprio sotto i gerarchi: Hitler, Hesse, Goering... Ricordo come fosse ora che, quando Owens vinse, il Fuhrer imprecò: 'Schwein!', 'Maiale!'. Si alzò e lasciò lo stadio. Considerava i neri una razza inferiore....
Papà ci faceva fare la boxe. Mia madre ha dovuto cucire i guanti per boxare. Ho preso un sacco di botte, ma è servito. Ho acquisito aggressività, una caratteristica della mia scherma.
Ero con mia moglie sull'Aprilia. Toccai una macchina col paraurti per due volte. Il guidatore scese infuriato. Volarono insulti. 'Riceverà i miei padrini', mi disse. Gli diedi il mio biglietto da visita. Lesse il nome. Era un socio del Giardino, allievo di mio padre. Mi abbracciò e mi offrì una...