Quand'è ch'io meglio ti vedo, mia amata? Quando, nella luce, gli spiriti dei miei occhi dinanzi al tuo volto - loro altare - celebrano il culto dell'Amore che grazie a te si rivela, o quando nelle ore vespertine - e siamo soli -baciato forte, ed eloquente nel muto rispondere, il...
Segnai le Potenze affini, che il cuore trova belle: Verità, con temute labbra; occhi levati al cielo, la Speranza; e Fama che accende, con ali sonore, le ceneri del
Passato in segnali di fuoco, ad atterrire il volo di Oblio; e Gioventù, con ancora qualche capello d'oro cadente sulla spalla dopo...
Ombrati dalle sue ali, i nostri volti ora ardono assieme - mentre il suo piede, fatto adulto, vaga nel bosco e le sue calde mani ci apprestano il giaciglio.
Come quando il desiderio, a lungo oscuro, inalba, e la madre guarda la prima volta il pargolo neonato, così la mia donna, intenta, sorrise, mentre l'anima sua riconobbe alfine l'Amore da lei nutrito.
Sono già stato qui,
ma quando o come non so dire:
conosco quell'erba davanti alla porta,
quel dolce intenso odore,
quel rumore sospirante, quelle luci attorno alla costa.
O amore, mio amore. Dovessi io non più vedere te o neanche, in terra, l'ombra di te, né il riflesso dei tuoi occhi in una fonte, come suonerebbe - per l'oscuro pendio della vita - il turbinìo delle perse foglie di Speranza, l'aliare dell'imperitura ala di Morte?
Il sonetto è un monumento al momento,
memento dall'eternità dell'Anima
a un'ora morta e immortale. Fa' che sia
- per un rito lustrale o sinistro portento -
dell'ardua sua pienezza rispettoso:
incidilo in avorio o in ebano, secondo
che Giorno o Notte comandi, e il Tempo veda
il suo fiorito cimiero fulger di perle.
Il sonetto è una moneta: il dritto svela
l'anima; il rovescio, la Potenza cui è dovuta:
serve, che sia in tributo degli augusti
appelli della Vita o in dote al gran corteo
di Amore; o, tra i soffi cavernosi della fosca ripa,
sul palmo di Caronte versi il pedaggio a Morte.
Finché, al suo canto, le nostre anime incorporee a loro volta nascano - sue figlie, ora - quando la vece nuziale della Morte lascia a noi per luce l'aureola dei suoi capelli.
Il trono d'Amore non era con loro ma - ben sopra ogni vento ardente di benvenuto e di addio - lui sedeva, in boschetti immoti di cui quelli non sognano; benché Verità preveda il cuore di Amore, e Speranza lo preannunci, e Fama sia desiderabile in virtù di Amore, e...
Nato con la sua vita, creatura di ardente sete e di squisiti appetiti, lì, accanto al suo cuore pulsava nelle tenebre - finché quel giorno una voce chiamò per lui, e i lacci del nascere si sciolsero.