Iniziai a fare sport pensando a Pistorius e Zanardi. Ma chi regala speranza è Margherita, che fa parte di art4sport, l'associazione di cui faccio parte, grazie alla quale tanti giovani amputati possono fare sport: è nata senza un braccio, ma ama è il taekwondo. E anche se qualcuno le spiegava...
Adesso mi suicido. Così gridai a mio papà. Non sapevo neanche bene cosa volesse dire, ero piccola. Ma lui mi sorprese: “E come fai?”. Arrabbiata dissi: Sai cosa faccio? Mi butto dal letto. E lui: “Senti, se vuoi farlo, fallo bene e ti porto al secondo piano”. Io lo guardai...
Alla vigilia delle Paralimpiadi di Rio non mi sentivo prontissima, mi sono dovuta dare una svegliata. Ma queste cose riescono più facilmente se hai un team alle spalle, una squadra come la mia, splendida. E una famiglia, la mia grande forza. Ogni volta che finiva l'assalto li guardavo e vedevo...
Sui social rispondo di più ai bambini e agli adolescenti che vanno dagli undici anni fino alla mia età. Mi scrivono non per farmi i complimenti ma per dirmi grazie perché ho dato loro una mano e facendo capire che non devono lamentarsi se non hanno l'ultimo paio di scarpe...
Dei ragazzi che fanno parte dell'Associazione Art4Sport la maggior parte hanno genitori separati, perché uno dei due è scappato ed è quasi sempre il padre. Noi cerchiamo di ridare un gruppo di cui fare parte. Un gruppo più cresce e più è forte. Questo non vuol dire che sei speciale...
Il problema di alcune famiglie è che i genitori tendono a separarsi quando si vive un momento difficile. La mia famiglia è una bella squadra perché quando io sono stata male invece di separarsi e litigare, si sono uniti di più. Oggi il nostro scopo è aiutare tutte le altre...
Quand'ero in ospedale non vedevo l'ora di riprendere la scherma che praticavo da quando avevo cinque anni. Mi ha dato una carica incredibile. Ho fatto un po' di equitazione, ma era in pedana che volevo tornare. Una sosta al centro protesi, ed eccomi di nuovo in corsa.