Una donna attraversa la strada fuori dalle strisce. Un’auto la prende in pieno. La donna muore. Una disgrazia, ma talmente frequente da essere ormai metabolizzata. Dopo averla letta, nessuno rinuncerebbe a uscire di casa. Ma ecco il particolare che cambia la percezione del pericolo: l’auto era senza guidatore.
È successo a Tempe, in Arizona, dove quel genere di vetture può già circolare liberamente. Uber ha subito sospeso il progetto. C’era un tecnico, a bordo, ma non ha fatto in tempo a prendere i comandi. È probabile che, con lui al volante, l’incidente si sarebbe verificato lo stesso. Ma di sicuro adesso saremmo meno inquieti nel commentarlo. Magari furiosi, se costui si fosse rivelato un pirata della strada. Ma meno spaventati. Perché hai voglia a dire che l’auto senza pilota non si ubriaca, non si agita e non digita messaggi sul telefonino. Hai voglia a sciorinare le statistiche che ne fanno un mezzo più sicuro di quelli affidati agli umani. La macchina che guida la macchina è una paura che aggredisce direttamente il nostro subconscio. Un uomo che perde il controllo della sua auto rimane una tragedia gestibile, se non altro sotto il profilo della responsabilità. Ma chi controllerà un’auto che perde il controllo di se stessa? Chi ne sarà responsabile? Il proprietario, certo. Se però ha rispettato tutti i protocolli? E se anche il costruttore del computer di bordo li ha rispettati? In attesa di trovare risposte che per ora non esistono, meglio rallentare.
Cit.
Fuori controllo, ‘Il caffè’, Corriere.it, 20 marzo 2018
Fuori controllo, ‘Il caffè’, Corriere.it, 20 marzo 2018