Un Mondiale senza l’Italia. Ma soprattutto un’Italia senza il Mondiale. Addio notti più o meno magiche, gruppi di ascolto con pizza al taglio e birra ghiacciata, illusioni di contare ancora qualcosa almeno nel calcio. L’ultimo fuoriclasse ha quasi quarant’anni e lo avete visto piangere a fine partita, mentre rendeva onore ai vincitori senza una recriminazione né un lamento.
Non esiste frase più abusata e insopportabile di «io ci metto la faccia», ma Buffon ce l’ha messa davvero. A restare a casa è la Nazionale peggiore da quando siamo nati. Poco talento, e quel poco messo male in campo o tenuto addirittura fuori. Per aprire gli armadi svedesi sarebbero bastate due ali agili e veloci come El Shaarawy e Insigne. Il primo ha giocato un bocconcino di partita, il secondo neanche quella. È stata una notte rovesciata. Nel senso che la figuraccia dell’andata ha costretto gli azzurri a giocare contro natura, all’attacco, un modulo che non ci è mai riuscito troppo bene. Mentre la Svezia ha potuto truccarsi da Italia, tra catenaccio, botte, simulazioni e perdite di tempo, con quel portiere che non tratteneva nulla, ma prendeva tutto.
E adesso? È la fine di un Mondiale, mica la fine del mondo. Si ricomincia. Speriamo con Ancelotti al posto di Ventura e chiunque altro al posto di Tavecchio, il presidente delle figuracce che giustamente si congeda con la più umiliante di tutte.
Cit.
Azzurro tenebra, ‘Il caffè’, Corriere.it, 14 novembre 2017