Dopo il calendario giuliano, anche quello gregoriano ha fatto il suo tempo. Ma, non essendoci più un Cesare o un Papa Re in grado di imporre la loro volontà «urbi et orbi», per voltare pagina occorreva un altro potere riconosciuto dagli orbi: le compagnie telefoniche. Animate da un comune afflato, neanche si fossero messe d’accordo per muoversi all’unisono, le quattro principali concorrenti del settore hanno convenuto di accorciare la durata di ogni mese a quattro settimane. Del resto le stagioni, mezze o intere che siano, non esistono più. E, con la rivoluzione climatica in corso, il rispetto degli antichi cicli risultava ridicolo, oltre che, a causa degli anni bisestili, vagamente iettatorio. Limando due o tre giorni a ciascun mese, ne hanno creato uno aggiuntivo che verrà santificato con la suggestiva cerimonia della Spedizione della Bolletta. La Tredicesima, già odioso privilegio dei lavoratori a posto fisso, assume il nuovo significato di pagamento astronomico. Non nel senso di Copernico, ma di contributo ulteriore delle famiglie al Pil sullo stomaco degli azionisti. Colpisce che un’intuizione tanto brillante sia stata taciuta con modestia dalle compagnie, che hanno preferito comunicarla solo agli abbonati tramite lettera. Le più timide, in fondo a una mail. Ma il calendario telefonico sta egualmente conquistando proseliti tra gli altri benefattori di bollette: luce, gas, pay-tv. Anche se ieri gli oscurantisti dell’AgCom hanno provato a bloccarne la corsa, il progresso non si ferma. La faccia tosta, speriamo.
Cit.
Il caffè di Gramellini, Il calendario telefonico, Corriere.it, 15 settembre 2017