Mi fiondo di corsa con l’ovale tra le mani per cercare di sfondare la diga avversaria sfruttando la mia mole, anzi la «molona» che mi porto dietro; cerco di guadagnare la palla nelle ruck («ammucchiata», «ammasso», cioè quando due o più giocatori si spingono l’uno con l’altro per contendersi l’ovale che si trova a terra) e nelle maul (stessa cosa, ma il pallone è nelle mani di un giocatore in piedi); poi intervengo nelle rimesse laterali, che nel rugby si realizzano con un rito tutto speciale.
Il termine tecnico è touche. I giocatori delle due squadre, quelli che in genere partecipano anche alla mischia, si dispongono in due file, una di fronte all’altra, creando un corridoio largo circa un metro. Il pallone viene lanciato tra i due schieramenti da un giocatore della squadra cui spetta la rimessa, e a quel punto il mio compito è sollevare un compagno, il cosiddetto «saltatore», per consentirgli di afferrare l’ovale in volo. In altre parole, faccio da ascensore umano, sollevando a mezz’aria un giocatore con la forza delle braccia.
Cit.
Raggiungi la tua meta