O sonno, o della queta, umida, ombrosa
Notte placido figlio; o de’ mortali
Egri conforto, oblìo dolce de’ mali
Sì gravi, ond’è la vita aspra e noiosa;
Soccorri al core omai che langue, e posa
Non ave; e queste membra stanche e frali
Solleva: a me ten vola, o sonno, e l’ali
Tue brune sovra me distendi e posa.
Cit.
dal Sonetto cinquantesimo sul Sonno