Malinconia
la vita mia
struggi terribilmente;
e non v’è al mondo, non c’è al mondo niente
che mi divaghi.Niente, o una sola
casa. Figliola,
quella per me saresti.
S’apre una porta; in tue succinte vesti
entri, e mi smaghi.Piccola tanto,
fugace incanto
di primavera. I biondi
riccioli molti nel berretto ascondi,
altri ne ostenti.Ma giovinezza,
torbida ebbrezza,
passa, passa l’amore.
Restan sì tristi nel dolente cuore,
presentimenti.Malinconia,
la vita mia
amò lieta una cosa,
sempre: la Morte. Or quasi è dolorosa,
ch’altro non spero.Quando non s’ama
più, non si chiama
lei la liberatrice;
e nel dolore non fa più felice
il suo pensiero.Io non sapevo
questo; ora bevo
l’ultimo sorso amaro
dell’esperienza. Oh quanto è mai più caro
il pensier della morte,al giovanetto,
che a un primo affetto
cangia colore e trema.
Non ama il vecchio la tomba: suprema
crudeltà della sorte.
Titolo della poesia
La Malinconia