Una sera: nebbia, vento,
mi pensai solo: io e il buio.Né donne; e quella
che sola poteva donarmi
senza prendere che altro silenzio,
era già senza viso
come ogni cosa ch’è morta
e non si può ricomporre.Lontana la casa,
ogni casa che ha lumi di veglia
e spole che picchiano all’alba
quadrelli di rozzi tinelli.Da allora
ascolto canzoni di ultima volta.
Qualcuno è tornato, è partito distratto
lasciandomi occhi di bimbi stranieri,
alberi morti su prode di strade
che non m’è dato d’amare.Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Titolo della poesia
Solitudini