Poesia di Salvatore Quasimodo Dilagare su la rude, tiepida fronte di un monte…

Dilagare su la rude, tiepida fronte di un monte non ancora incipriato, dopo che il tramonto ha già lavato il sangue diaspro de le sue ferite enormi!
Sentirsi baciati da le prime boccate voluttuose d’aromi che le ventose carnose de la sera fiottano per l’aria, quando, tra un olivastro cipresseto sonnacchioso la prima collana sfilacciata di gocciole di mercurio iridescente sgocciola il suo umore luminoso!
Oh! sognare sulle corolle sbocciate, laccate, azzurrate, striate da vene ambrace e di fiori campestri, velate da un molle tappeto di giunchi – fasciati da lembi setacei di solitudine azzurra – dopo che la bambagia del silenzio ha soffocato le note noiose, rugginose de le cicale, e i trilli scoppiettanti di grilli macchiettati, di verdognolo, brilli di fiamma vesperale.
Oh! l’anima vagabonda per strade imbottite di soffici piume di neve, punzecchiata da brividi di vento, immersa ne l’aria opaca bucherellata da voli rettilinei d’uccelli, increspata da folli starnazzate d’ali di polli freddolosi!
Anima vagabonda per strade lavate di sole sofferente, con cuspidi d’ombre spruzzate di macchie giallognole!
Anima vagabonda, per strade fiammeggianti di lingue di sole furente, incipriata dal fiocco vellutato del vento, di polvere densa, battuta da ruote piangenti!

Titolo della poesia

Sconfinamenti dell’anima

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