Poesia di Carlos Drummond de Andrade Era un mattino di settembre e lei mi baciava il…

Era un mattino di settembre
e lei mi baciava il membro

Aerei e nuvole passavano
cori neri rimbombavano
lei mi baciava il membro

Il mio tempo di ragazzo
il mio tempo ancor futuro
tutti insieme rifiorivano

Lei mi baciava il membro

Un uccellino cantava,
nel cuore dell’albero, nel cuor
della terra, di me, della morte

Morte e primavera in fiore
si disputavano l’acqua chiara
acqua che accresceva la sete

Lei mi baciava il membro

Tutto quello che ero stato
quanto mi era già negato
non aveva ormai più senso

Solo la rosa contratta
il tallo ardente, una fiamma
e quell’estasi nell’erba

Lei mi baciava il membro

Di tutti i baci era il più casto
in quella purezza spoglia
che é delle cose donate

Non era omaggio di schiava
avviluppata nell’ombra
ma regalo di regina

che diventava cosa mia
mi circolava nel sangue
e dolce e lento e vagante

come bacio di una santa
nel più divino trasporto
e in un fremito solenne

baciava baciava il membro

Pensando al resto degli uomini
che pena avevo di loro
prigionieri in questo mondo

Il mio impero si estendeva
a tutta la spiaggia deserta
e ad ogni senso all’erta

Lei mi baciava il membro

Il capitolo dell’essere
il mistero di esistere
la delusione d’amare

eran tutto onde silenti
spente su moli lontani
e una città si ergeva

radiosa di pietre rare
e di odi ormai placati
e sulla brezza il piacere

veniva a portarmi via
se prima non mi afflosciava
come un capello si alliscia

e mi scombussolava
in cerchi tutti concentrici
nella foschia dell’universo

Baciava il membro
baciava
e se ne moriva baciando
per rinascere a settembre

Titolo della poesia

Era un mattino di settembre

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