Poesia di Antonio Machado Nel mio rifugio moresco, mentre tamburella l’ac…

Nel mio rifugio moresco, mentre tamburella
l’acqua della semina benedetta sui vetri,
io penso alla lontana Europa che combatte,
al Nord feroce, avvolto nelle piogge autunnali.
Dove guerreggiano galli, teutoni ed inglesi,
là nelle vecchie Fiandre e in una fredda sera,
su cavalieri e fanti, su carri e su cannoni
mette il velo la pioggia della melanconia!
Avvolgerà la nebbia le rosse spoglie belliche
grigia sordina al ferrigno chiarore del campo,
le nebbie della Mancia cadranno come un sudario
della fiamminga duna sul fango insanguinato.
Un imperatore ha schierato le truppe della Germania
contro il francese avaro e il triste moscovita,
e ha osato sferzare la fulva pantera di Britannia.
Mezzo pianeta in armi contro il teutone milita.
Signore! La guerra è orrenda e barbara: la guerra,
odiata dalle madri, fa infuriare le anime;
mentre la guerra passa, chi semina la terra?
Chi segherà la spiga, che dal giugno è ingiallita?
Albione scruta e insegue le carene sui mari;
Germania abbatte templi, dimore ed officine;
la guerra mette un soffio di gelo nelle case,
la fame sulle strade e nelle donne il pianto.
È barbara la guerra e ottusa e regressiva;
perché su Europa ancora questa sanguigna raffica
che falcia l’anima e questa aggressiva follia?
Perché l’uomo si ubbriaca di sangue un’altra volta?
La guerra ci riporta[…]
il delirio d’orrori
di Attila in Europa coi suoi feroci eserciti;
le orde mercenarie, i pùnici rancori;
la guerra ci riporta i morti millenari
di ciclopi, centauri, Eracli e Tesei;
risuscita la guerra i sogni cavernicoli
dell’uomo con villosi giganteschi mammut.
Ebbene? Il mondo in guerra e solo Spagna in pace.
Salute, o buon Chisciano! Se è tuo questo contegno,
io ti saluto. Salve! Salve, pace spagnola,
se non sei pace vile, ma disdegno ed orgoglio.
Se sei disdegno e orgoglio, tuo valore, su lustri
in questa pace, valida, la spada arrugginita,
per teneri a pulita, senza macchia, impugnando
l’arma della tua vecchia panoplia disusata;
se lucidi e forbisci i ferri per – un giorno –
vestir di luce, e in piedi: eccomi, dunque, Spagna,
tutta, in anima e corpo, per una guerra mia,
eccomi, dunque, armata per la mia propria impresa,
dire, affinché chi ascolta dica: è voce non eco.
Il buon mancego parla parole di saggezza;
sembra che il cavaliere incartapecorito
il senno ha riacquistato, con la spada alla vita;
pace di Spagna, allora ti saluto. Se sei
vergogna umana di ostinati livori
con cui mercanti avari s’ammazzano a migliaia,
sopra la terra madre che nudi li partorì;
se sai come l’Europa intera naufragava
in una pace senz’anima, in affanno. senza vita,
e che l’annichilava una febbre crudele,
Gli uomini di fronte alla guerra
che oggi è febbre di questo conflitto fratricida;

pace di Spagna, allora ti. dico salve anch’io,
e a te, la forte Spagna; se, in pace benedetta,
nel tuo disdegno incidi, come sopra uno scudo,
due pupille che scrutano e un cipiglio che medita.

Titolo della poesia

Spagna in pace

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