E posso trasfigurarti,
passarti ad un altro
sino a quell’altare
della Patria che tu chiamasti puro…E v’è danza e gioia e vino
stasera: – per chi non pranza
nelle stanze abbuiate
del Vaticano.Faticavo: ancora impegnata
ad imparare a vivere, senonché
tu tutto tremolante, t’avvicinavi
ad indicarmi altra via.Le tende sono tirate, il viola
dell’occhio è tondo, non è
triste, ma siccome pregavi
io chiusi la porta.Non è entrata la cameriera;
è svenuta: rinvenendoti morto
s’assopì pallida.S’assopì pazza, e sconvolta
nelle membra, radunata a sé
gli estremi.Preferii dirlo ad altra infanzia
che non questo dondolarsi
su arsenali di parole!Ma il resto tace: non odo suono
alcuno che non sia pace
mentre sul foglio trema la matita.E arrossisco anch’io, di tanta esposizione
d’un nudo cadavere tramortito.
Titolo della poesia
A Pier Paolo Pasolini