Incipit di “Terre del finimondo”, di Jorge Amado La sirena della nave squarciò come un lamento i…

La sirena della nave squarciò come un lamento il crepuscolo che avvolgeva la città. Il capitano Joáo Magalháes s’appoggiò alla murata e rimase a guardare il caseggiato d’antica costruzione, i campanili delle chiese, i tetti neri, le vie lastricate d’enormi pietre. Il suo sguardo abbracciava una gran varietà di tetti, ma della via non scorgeva che un tratto breve, dove non passava nessuno. Senza saperne il perché, quelle pietre, con cui mani di schiavi avevan lastricato la via, gli parvero d’una commovente bellezza. E tali gli parvero anche i tetti neri e le campane delle chiese che cominciavano a sonare chiamando all’ufficio del vespro la città credente. Di nuovo la sirena fischiò, lacerando il crepuscolo che ricopriva la città di Bahia. Joáo tese le braccia in un gesto d’addio, simile a quello di chi prende commiato dalla donna che ama.

Incipit

Terre del finimondo

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