Incipit di “Sorrisi dal mistero”, di Alberto Bevilacqua Io guardo in su: cielo talmente azzurro, nuvole…

Io guardo in su: cielo talmente azzurro, nuvole candide in lontananza. Il mio amico Pepper sfoglia i giornali. Legge in silenzio, in po’ borbotta. Poi, stupefatto e a voce alta, s’imbatte in una notizia. Titoli culturali:
«Dopo ventun anni di volo per il sistema solare, la sonda americana Voyager 1 si avvia a superare il confine che la separa dall’ignoto cosmico. A bordo, una serie di cimeli terrestri che raccontano in pillole la storia del nostro pianeta.»
«E perché mai?»
«Qualora gli alieni se ne impadronissero.»
«Quali cimeli?»
«Un disco di rame ricoperto d’oro con incisi alcuni suoni dell’ecosistema. Un tuono. Il canto di un grillo. La risacca dell’Oceano. L’eco del bacio di una madre…»
Anch’io esterrefatto:
«Testuale?»
«Testuale»
«E che può capirne l’eventuale alieno, dell’eco, addirittura, del bacio di una madre? Come potrebbe distinguerlo dagli altri baci? Ammesso e non concesso che sia in grado di riconoscere i baci umani?»

Incipit

Sorrisi dal mistero

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