Non che odiassi particolarmente la vita, eppure la visuale che si rifletteva nei miei occhi era sempre lontana e sfumata come in un sogno. Percepivo le cose in modo innaturale, estremamente vicine o remote.
In quel periodo, l’unica persona che nel mio mondo riuscisse a vedere a colori, l’unica che parlasse una lingua che le mie orecchie erano in grado di decifrare senza fatica, era Hachi.
Pertanto, i momenti che trascorrevo in sua compagnia nell’arco della giornata erano anche gli unici in cui riuscivo a stare con me stessa.
Incipit
L’ultima amante di Hachiko