Giorgio era un buon ragazzo, ma molto vanesio; i suoi compagni di scuola lo chiamavano il filosofo, perché raramente si degnava fare il chiasso insieme con loro. Aveva da qualche tempo in qua la fissazione d’apparire giovanotto, quantunque non oltrepassasse i quattordici anni, e s’arrabbiava dell’ostinazione del suo babbo e della sua mamma che non volevano fargli smettere la camiciola col cinto e i calzoni a mezza gamba.
Incipit
La prima sigaretta