Fu nel 1927, nel seminterrato di una squallida casa di Brooklyn; là per la prima volta ho sentito pronunciare il nome di Rimbaud. Avevo allora trentasei anni ed ero negli abissi della mia personale e prolungata Stagione all’Inferno. Un adescante libro su Rimbaud si trascinava per casa, ma io non l’avevo mai degnato di uno sguardo. Per il motivo che odiavo la donna a cui esso apparteneva, la quale viveva allora con noi. Nell’aspetto, nel temperamento e nel contegno, come più tardi scopersi, era difficile immaginare qualcuno che somigliasse più davvicino a Rimbaud.
Incipit
Il tempo degli assassini