Harriet e David si conobbero a una festa aziendale a cui nessuno dei due aveva avuto molta voglia di andare e subito capirono di non aver atteso altro.
Antiquati vecchio stampo, retrogradi, timidi, troppo esigenti così la gente li definiva, ma non terminava qui la lista di aggettivi poco teneri che si attiravano. Entrambi difendevano un’idea di sé a cui erano testardamente attaccati; quella di essere, a buon diritto, gente comune. A quella famosa festa circa duecento persone si accalcavano in una stanza lunga, solenne e troppo decorata che per trecentotrentaquattro giorni l’anno fungeva da sala riunioni. Tre ditte collegate, che in un modo o nell’altro avevano a che fare con l’edilizia, avevano unito le loro forze per organizzare la festa di fine d’anno. C’era un gran baccano. Il ritmo martellante di un’orchestrina scuoteva il pavimento e le pareti. Erano in molti a ballare pigiati assieme per mancanza di spazio; le coppie saltellavano in su e in giù o giravano su se stesse come su un perno invisibile. Le donne si erano tutte agghindate, alcune con abiti fatali, altre in modo bizzarro, altre ancora con colori sgargianti.
Incipit
Il quinto figlio