Come sempre, aveva ragione Flaiano: in Italia i fascisti si dividono in fascisti e antifascisti. La maestra antifascista di Torino immortalata dalle telecamere mentre augura la morte ai poliziotti che la separano da un corteo di Casapound è la fascista perfetta. Arrogante, violenta, fanatica. Con gli occhi strabuzzati e la bocca sguaiata che bestemmia il buon senso e il senso dello Stato, farneticando di fucili partigiani come se fossimo ancora nella Repubblica di Salò anziché in quella di Gentiloni. La penso come Renzi (ogni tanto succede): quell’insegnante andrebbe licenziata in tronco. Per i danni che potrebbe fare ai bambini e per quelli che ha già sicuramente inferto alla sua categoria.
Ho avuto una maestra elementare comunista con cui mio padre — liberale — litigava di continuo. Ma si sarebbe buttato nel fuoco per salvarle il posto, perché ne riconosceva la dirittura morale e la bravura professionale. Era un’epoca ideologica, in cui maturò l’assassinio del commissario Calabresi. Eppure dalla bocca della «signora maestra» non uscì mai una parola su poliziotti e carabinieri, se non di elogio. Spiegava a bambini di dieci anni che le istituzioni democratiche servono a proteggere tutti, persino i fanatici dagli effetti del loro fanatismo. La scuola italiana ha avuto tanti cattivi maestri, soprattutto di sinistra. Ma anche tante maestre così, spesso di sinistra. Che non si meritano eredi con gli occhi strabuzzati e la bocca sguaiata.
Cit.
Cattiva maestra, ‘Il caffè’, Corriere.it, 28 febbraio 2018
Cattiva maestra, ‘Il caffè’, Corriere.it, 28 febbraio 2018