Incipit di “Fai bei sogni”, di Massimo Gramellini Come ogni anno, l’ultimo dell’anno sono passato…

Come ogni anno, l’ultimo dell’anno sono passato a prendere Madrina per accompagnarla dalla mamma.
Madrina è un legno antico ben conservato. Vive da sola in una casa piena di luce, dove legge libri gialli e chiacchiera con le fotografie incorniciate di suo marito. Ogni tanto cambia mensola e parla con la foto della mamma, principalmente di me.
Suppongo le taccia le informazioni più scabrose. Che ho avuto due mogli, sia pure una alla volta. E che non ho poi fatto l’avvocato.
Mentre la aiutavo a infilarsi il cappotto, è stata lei a portare il discorso sul romanzo che le avevo regalato a Natale.
«L’ho finito stanotte…»
«Ti è piaciuto, anche se non è un giallo?»
«Certo, lo hai scritto tu.»
«E le pagine che riguardano la mamma?»
«Appunto di quelle volevo parlarti.»
«Sono le uniche autobiografiche. Ci ho messo un pezzo della mia storia lì dentro.»
«Sei sicuro che sia la tua storia?»
«Perché… non lo è?»
«Non è andata proprio così… Caro il mio ragazzo, avrei una cosa da darti.»
L’ho vista armeggiare con chiavi da gnomo intorno ai cassetti del comò. Fra le sue belle mani piene di nodi è spuntata una busta marrone.
Me l’ha consegnata con un tremolio nella voce.
«Dopo quarant’anni sarebbe ora che qualcuno ti dicesse la verità.»

Incipit

Fai bei sogni

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