L’ideologia egemone censura l’agricoltura imponendo ai contadini un nuovo ruolo: li trasforma, per esempio, nei custodi del territorio o nei difensori della Terra. Ma la terra di cui parlano gli agricoltori, quella che dà loro di che vivere, non ha bisogno di alcuna maiuscola per acquisire valore. La terra dei contadini è quella che calpestano con i piedi, arida o generosa, fertile o secca. Una buccia di pochi centimetri quadrati di superficie, ricca di sali minerali e sostanze organiche in decomposizione, che garantisce la sopravvivenza all’umanità. La terra, per i contadini, è madre. Forza generatrice che dà frutto, che viene lavorata, che si bagna del loro sudore. Terra che fa innamorare e che fa bestemmiare. Terra che è felice quando viene concimata. Terra domata dalla forza degli animali e dalla forza ambigua della tecnologia. Terra sconosciuta, ormai, a troppi giovani. Terra che si smarrisce nell’anonimato delle periferie urbane e che viene dimenticata dalle generazioni cui abbiamo negato il piacere di giocare tra i fossi, di correre nei campi, di inseguire gli insetti o di accarezzare gli animali.
Cit.
Adottare la terra