Era l’autunno dopo che mi ero ammalata di tifo. Al termine di tre mesi d’ospedale, quando ne uscii ero talmente debole e malridotta, che le due o tre signore cui mi rivolsi per lavoro non se la sentirono di assumermi. Gran parte dei miei risparmi si erano volatilizzati nel frattempo, e, ospite in una pensione da due mesi, mentre facevo il giro delle agenzie di collocamento e rispondevo ad ogni annuncio che avesse un’aria rispettabile, mi ero persa d’animo, dal momento che le preoccupazioni non mi avevano certo restituita la buona cera e oramai disperavo che la mia sorte potesse mutare. E invece così avvenne, o per lo meno era quanto pensai all’epoca.
Incipit
Il campanello della cameriera