Zone rotanti d’esile metallo,
in mimetismo d’albe boreali,
vibrano intorno a un centro fisso e giallo:
cerchi sonanti in onde sinfoniali.Un’aquila trascende il vivo spazio,
bianca come la calce che fermenta
verso l’immoto globo di topazio
fra le anella che girano in tormenta.Aspro t’è il sonno e s’agita il sofisma,
Erode Antipa, che aguzzò l’incesto
nell’attimo che storce come prisma,
se barcollante lampada l’ha destoe la misura e il senso dell’imagine.
Un nazireo salvatico t’addita,
il cui verbo procede dalle pagine
ch’hanno l’alfa e l’omega della vita.Tu alle sorgenti dalla gola azzurra,
nel querceto ch’arpeggia per il vento,
ridi, e nel riso arguzie di suburra
oscillano: tuo cibo e tuo sarmento.Così il meriggio ti trovò talvolta,
urlante, come di follia gremito,
e attento se una sagoma stravolta
ghignasse briaca preludiando il rito.In verità non sorse alcuna voce
ed annegò il silenzio il tuo richiamo;
soltanto, nell’acqua, snebbiò la croce
dell’ombra tua, nodosa come un ramo.
Titolo della poesia
Il sogno