Da poco una pingue nube di vinaccia
si dondola, beata degli ozi del crepuscolo,
sul capo ricciuto d’un frassino che traccia,
ora, con improvviso cruccio un arco minuscolodi rondini come un nerissimo laccio.
Che fosse una posa la tua umiltà, uso ai cipigli,
si sapeva da tempo; ma un braccio
alzato sempre negli eterni sbadiglipotevi pur darlo per breve riposo
a creature che vedi in nero sì stretto
non certo per gioco, né per risalto vezzoso
al bianco glaciale del petto.Irsuto fauno, intento pari su la pista recente
d’una ninfa ribelle ai tuoi maschi richiami
che rise lanciandoti un serto di mente
e di fiori di bosco dai fragili stami.Le streghe che colano, a notte,
raggi di luna e profumi di mare,
per dare la fiamma alle pentole rotte
ti sfrondano con barbugli d’alveare.Tu attendi. Con freddi piumini
la neve ti copre a tenui liste,
e povero, un giorno, chiedi una gemma ai fratelli piccini
che cantano al sole per farti più triste.Ed ecco, ti chiama la voce
che abbiamo chi sa in quale cielo;
t’inchioda un lampo simile a una croce
fra i tuoi semi ch’hanno già lo stelo.
Titolo della poesia
Il frassino