ALLA SIGNORA ERNESTINA V.W.
Pareva segnato dalla matita d’un umorista quel sentiero alpino che serpeggiava tra gli abeti, ora appiattandosi, entro una macchia folta, ora guizzando nel prato aperto, spensieratamente curioso di ogni ruscello e d’ogni precipizio, tutto ipocrita serietà quando si diparte della strada maestra, tutto scappate e follie quando si gitta sul morbido tappeto del «Campo dei fiori». Quando a Voi, signora, colla snella persona serrata in un costume azzurro e grigio, coi capelli biondi un poco sdegnosi dell’ireno, colle movenze, scusatemi, un poco rigide, parevate una fugura di pennello antico, piena di pensiero e di fiera vita nella fisionomia, mirabilmente posata in mezzo ad una natura dalle linee taglienti, severa, fredda di tinte, oserei dire spirituale. Quella sera avevo l’onore di vedervi bella; poiché in Voi la bellezza è lume che va e viene a vostro talento.
Incipit
Miranda