Incipit di “Fuori da un evidente destino”, di Giorgio Faletti La terra non ha memoria. Il vento si nutre di p…

La terra non ha memoria.
Il vento si nutre di polvere e cespugli rotolati e dell’orgoglio di impronte cancellate e nuvole disperse. Ora che la mia gente di quelle stesse nuvole è fatta e con quelle stesse orme ha camminato, non c’è altro da attendere ancora. Non sarà Kokopelli, il suonatore dal morbido flauto, sulla schiena accasciato quando il suo spirito ci abbandona alla carestia che uccide. Non sarà Orge dai denti digrignati, né Soyal dal muto triangolo in bocca, né Nangosohu che ha in faccia la stella del mattino. Nessuno di questi dimenticati spiriti tornerà a riportarci l’orgoglio abbattuto, i sensi sopiti, la battaglia perduta perché mai combattuta.
Nessuno.
Sarà il dormiente generato dal sonno e dalla paura che ci condurrà sull’antico sentiero, il guerriero ardente unico figlio di questa terra che da sempre non ha memoria.
Eppure, da sempre, ricorda.

Incipit

Fuori da un evidente destino

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