Per qualche anno ho vissuto a Itabira.
Soprattutto, sono nato a Itabira.
Perciò sono triste, orgoglioso: di ferro.
Novanta per cento di ferro nelle strade.
Ottanta per cento di ferro nelle anime.
E questo estraniamento a ciò che nella vita è porosità e comunicazione.La volontà di amare, che mi paralizza il lavoro,
viene da Itabira, dalle sue notti bianche, senza donne e senza orizzonti.
E l’abitudine di soffrire, che tanto mi diverte,
è una dolce eredità itabirana.Da Itabira ho portato questi cimeli che ora ti offro:
questa pietra di ferro, futuro acciaio del Brasile;
questo San Benedetto del vecchio scultore Alfredo Duval;
questa pelle di anta, stesa sul sofà del salotto;
questo orgoglio, questa testa china…Ho avuto oro, ho avuto bestiame, ho avuto proprietà.
Oggi sono impiegato pubblico.
Itabira è solo una fotografia sul muro.
Ma come duole!
Titolo della poesia
Confidenza di un itabirano