Non c’è dubbio che è nostra la colpa di avere ancora conti pubblici in disordine. Soprattutto perché non abbiamo utilizzato i periodi relativamente buoni, come quello tra il 2000 e il 2006, per ridurre il debito pubblico in modo consistente. E perché anche ora, con tassi di interesse bassi e crescita economica, stiamo sprecando un’altra occasione per ridurre il rapporto debito/pil con il rischio di dover ripetere quanto fatto nel 2012 quando lo spread ha superato i 500 punti base: tagliare la spesa e aumentare le tasse per farlo ridiscendere.
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