Mentre scrivevo il romanzo “Essere vivi” avevo chiara in testa l’importanza delle origini: Caterina è stata adottata dopo sei anni di vita primitiva e miserrima, sei anni privi di parole e di attenzioni, ha avuto amore e possibilità, ma adesso ha bisogno di rimettere insieme le sue due vite, riprendersi le origini, fare pace nel cuore con la madre adottiva che voleva farle dimenticare il passato, per amore, per dedizione, per entusiasmo, mentre lei aveva bisogno di ricordare quella miseria, quell’essere vivi così semplice, la gioia nel posto sbagliato, uno stato del corpo: come i bambini che giocano nelle case distrutte dalla guerra. La sensazione che per essere vivi non serva nient’altro.
Cit.
Io Donna, 17 aprile 2016